Per l’uomo Tradizionale di discendenza Solare, la nascita in un ceto, una particolare casta o condizione sociale privilegiata, non dispensava in nessun caso il rito della Iniziazione come strumento fondamentale affinchè i diritti in potenza derivati dal sangue potessero trovare conferma nell’azione pratica e terrena dell’individuo.
Allo stesso modo in molte culture, la nascita in una classe sociale inferiore poteva essere superata e trascesa attraverso atti riprovati di eroico coraggio. Era questo il modo ad esempio nel quale si poteva assurgere al rango nobiliare di cavaliere, pur non avendo origini aristocratiche.
L’eroico coraggio in ogni Tradizione di stampo solare, è l’indicatore chiaro della via verso l’illuminazione.
Una breve poesia Zen dice: “sedendo quietamente senza far nulla viene la primavera, e l’erba cresce da sé”.
Si tratta, evidentemente, di tutt’altra cosa che l’elogio dell’inerzia o di una passiva rassegnazione. “Senza far nulla” va inteso nel senso di un “agire senza agire” (wu-wei) agire, cioè, senza attaccamento.
Senonchè proprio nella distruzione dell’attaccamento, come si è detto, consiste la realizzazione dell’insegnamento.
L’eroico coraggio richiesto nei riti di Iniziazione, è la concretizzazione del principio primario della vita: agire in maniera spontanea, quindi privi dell’attaccamento e di conseguenza privi di paura.
Questa realizzazione non riguarda solo le grandi tappe dell’ascesi. Non sono affatto princìpi riservati ai monaci bensì si riferisce alle comuni azioni di ogni istante.
Oggigiorno le persone non sono più sottoposte ai riti di iniziazione, quindi la paura è pervasiva nella società. E’ ovunque. E’ così diffusa che si reputa ormai una condizione “normale” per la maggioranza delle persone.
Laddove per l’uomo Tradizionale il coraggio è la norma, oggi questo principio si rovescia nell’apologia della paura come condizione normale.
Per questo le persone non raggiungono facilmente il successo. Per questo ROMA non esiste più, e son scomparsi o quasi i Romani.
Quando si intraprende una nuova strada, una nuova avventura, che sia essa stessa lavorativa-imprenditoriale o personale, il successo non può arridere a coloro i quali si rifugino nella paura.
L’attaccamento a cose futili ingigantite solo dalla propria percezione limitata, porta alla paura. La paura porta ai dubbi, i dubbi all’esitazione, l’esitazione al fallimento.
Quando non si inizia un’avventura per paura di perdere denaro, di perdere l’orgoglio, di perdere la faccia in caso di fallimento, si perde la cosa più grande, cioè la possibilità di realizzare il proprio potenziale.
Il sommo Virgilio sosteneva a ragione:
“Il successo produce successo: chi può, può perché tutti pensano che possa.”
Dietro questa frase così semplice, non si nascondono i significati stupidi e vuoti che gli affibbierebbe qualche mentecatto new-age moderno. Niente “legge di attrazione”, niente hopopopopo hawaiano o altre balbuzierie hippie.
Passando attraverso i riti di Iniziazione, ci si trasforma da potenza a realizzazione completa dell’essere umano. Si dimostra che la promessa del sangue viene mantenuta, oppure trascesa e addirittura superata.
Chiunque volga lo sguardo all’uomo Tradizionale differenziato, non può fare altro che seguirlo, sia egli asceta, Re, generale o soldato.
Nella tradizione Normanna vi era un detto di base molto esemplificativo :
“Chi è capo ci sia Ponte”.
La capacità di differenziarsi, di mostrare coraggio, di vivere il coraggio come condizione normale di colui che avendo assimilato il principio del Vero perde l’attaccamento alle cose futili della vita, pone le persone a riferimento e guida per gli altri.
Essere e farsi “Ponte” per coloro che vengono dopo e che ancora non hanno raggiunto l’iniziazione e la comprensione.
“Può perchè tutti pensano che possa” identifica la linea di demarcazione tra colui che si è sottposto al rito, ha pagato il fio e ha raggiunto il diritto, perchè di diritto acquisito si tratta, di avere successo.
Chi viene contrastato, ostacolato, deriso, schernito al contrario ancora non ha fatto suo il diritto ad avere successo. Non ha ancora dimostrato quella capacità di lasciar andare, non ha ancora sviluppato quel senso di ineluttabilità che lo rende immediatamente riconoscibile agli occhi di chi lo circonda come “gettatore di ponti”.
I nostri Padri a ROMA tra di loro si chiamavano i Figli di Marte, ad indicare una comune discendenza divina e comunione in una missione universale basata sul coraggio e la necessità di rettificare (portare ciò che è giusto, la Legge) ovunque non ci fosse.
Tra i principi cardine vi erano quelli di non indietreggiare mai, non cedere mai, non arrendersi mai. ROMA era la realizzazione di quella missione affidataci direttamente dagli Dèi, basata sul reciproco patto di alleanza per il quale mostrando ardito coraggio e rispettando i Riti, si raggiungevano i favori dei Numi e si poteva attingere direttamente alla loro potenza.
Oggi le persone sono state soggiogate, ingannate, sottomesse e piegate. E’ necessario sempre di più che si facciano avanti persone in grado di sottoporsi ai Riti iniziatici, di spessore e caratura morale in grado di fare da Ponte per coloro che ancora non vedono.
ROMA non è nata Impero. E’ nata da poche capanne di legno e fango sul Colle Palatino.
La maggior parte di noi è ritornata nel fango. Il nostro Popolo, purtroppo sicuramente.
Ma la speranza permane, se come diceva De Andrè “dal letame nascono i fiori”, dal fango può rinascere una Civiltà.
Non cedete.
Bellissimo articolo!!!
Complimenti, hai una conoscenza incredibile sull’argomento! 🙂