Fides: L’idea differenziante dei nostri Padri

fides-bigLa decadenza di un Popolo è direttamente proporzionale alla inconsistenza della parola data e del non rispetto degli accordi.

A ROMA, Fides è la personificazione Romana della lealtà.

La fides (come fedeltà, lealtà, rispetto della parola data), è presso i Padri sia un principio morale che Fides, una vera e propria Divinità, custode e garante della fedeltà del cittadino all’ordinamento dello Stato Romano.

Per l’uomo Tradizionale differenziato quindi dare la parola è un vero e proprio rito uranico-spirituale a tutti gli effetti. Spezzare un voto, come tradire un rito e appunto mancare di parola, era considerato “Sacrilegium” e portava al malcapitato non solo il totale disprezzo sociale ma anche l’ira degli Dèi.

Altro popolo di derivazione Solare, è il Giappone. Nel codice di condotta del Samurai noto come Bushido – La via del guerriero – il quinto principio recita come segue:

Shin: Completa Sincerità

“Quando un Samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa.
Egli non ha bisogno né di “dare la parola” né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.”

Il medesimo concetto viene espresso con lampante chiarezza. Il dover “promettere” qualcosa non è contemplato per l’uomo Tradizionale, e la richiesta di garanzie, rassicurazioni o clausole, tutte cose comuni nel mondo moderno del commercio e dell’imprenditoria, verrebbe presa come una gravissima mancanza di rispetto personale.

Mancare la parola data, è oggi invece assurto a modello di comportamento normale. E’ promosso come scaltro, furbo e “colui che pensa giustamente ai suoi interessi”, chi al mutare delle condizioni decide di volta in volta se mantenere i patti, le promesse, fede alla sua parola oppure decidere che non lo farà perché “non gli conviene più”.

Quando il tornaconto personale è l’unico indicatore della scala valori di una nazione, quel popolo è finito.

Da troppi decenni ormai portiamo avanti principi vicini a : “l’egoismo di tutti è il benessere per la società”, capitanati da rappresentanti politici e sociali degni di stare al circo affianco al nano Bozo e alla donna cannone.

Questo ovviamente si ripercuote anche nel mondo degli affari e dell’economia. E’ impossibile trovare un fornitore che consegni ciò che ha promesso nelle condizioni e nei tempi stabiliti.

Perchè “è normale” mentire per prendere il lavoro sapendo bene che non si riusciranno a mantenere le promesse. E’ così che “vanno le cose” se uno vuole sopravvivere. Si facciano furbi gli altri.

In questo magma putrido, un suppurato di subumanesimo sdoganato a stile di vita, chi tiene alta la testa, dritta la schiena e onora se stesso, il prossimo e la società nella quale si muove mantenendo fede alla parola data, è l’eccezione e non la norma.

Diviene colui che “se la va a cercare” e quando costantemente vessato da pavidi omuncoli rimane incredulo dal comportamento di costoro, è “ingenuo”.

Il Barone Evola spiegava in questa maniera perfetta la genesi dell’uomo che non si piega a questa barbarie e a questo degrado spirituale prima che morale:

“… il tipo di uomo differenziato è quello che, come personalità, è in grado di assumere un atteggiamento attivo, anziché passivo, di fronte a tutto ciò che in lui è istintività, passione, impulso, affettività, natura. È colui che almeno in parte ha in sé quel principio che un’antica filosofia chiamò il governo interiore, lo “egemonikòn”, per lui dovrebbe valere questa norma: “ti è lecito fare ciò da cui sai, se vuoi, di poterti anche astenere”

“Ti è lecito fare ciò da cui sai, se vuoi, di poterti astenere” è un principio al quale il rappresentante del subumanesimo non può attenersi.

Perchè per il subumano, guidato dall’impulso infèro e dalla stupidità nel migliore e raro dei casi, è impossibile astenersi dal fare ciò che più gli convenga al momento, in sprezzo delle conseguenze che questo comporta a lui, al suo karma e alla società che lo circonda.

L’imprenditore italiano è stato negli ultimi decenni l’archetipo dello stolto ganassa milanese, convinto che ciò che è bene per la sua bottega quella mattina a costo di prender soldi scontentando un cliente, sia il bene per il suo negozio anche nel pomeriggio e nei giorni e mesi a seguire.

Ora che le botteghe si svuotano, le aziende vendono meno e i ristoranti son meno pieni, la realtà di una crisi spirituale prima che economica viene alla ribalta.

Solo chi è in grado di catalizzare come un faro l’attenzione delle persone, la fiducia dei clienti, il credo delle folle attraverso il rispetto della parola data, potrà guardando in alto, protendendosi verso ciò che è uranico, superare indenne le crisi telluriche, l’inverno sulla terra attenendo il nuovo ciclo solare che porti nuovamente l’erba a crescere e le piante a fiorire.

Ma non può essere una strategia commerciale. E’ un principio alto. Vale quando la persona si piega orgogliosa al principio e al culto di Fides, la lealtà. Deve valere prima sul piano spirituale, poi sul piano personale, poi nella relazione con le persone più prossime e poi – da ultimo- e in automatico nel commercio.

Questa è l’idea differenziante che ci hanno lasciato i nostri Padri in eredità.

– Prima dell’USP
– Pirma del Brand Positioning
– Prima del Marketing
– Prima della “creatività”

Si chiama Fides, il rispetto divino per la parola data.

2 thoughts on “Fides: L’idea differenziante dei nostri Padri

  1. Romana

    Fides, “un principio alto” che permea tutti gli ambiti dell’esistenza, in tutto quel “mondo” che percepiamo come separato da noi.
    Perché al di la del Conosci Te Stesso, tutto è relazione.

    Questo è un articolo che ti raddrizza. Non so come dirlo in altro modo.

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  2. Andrea

    Bellissimo, gran bel pezzo su cui non potrei essere più d’accordo!!

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